Tommaso Fantoma, esterno classe 2003 di Monferrato Basket, è stato uno dei top risers degli Azzurri all’Europeo U20 di questa estate, passando da 3.0 punti e 3.0 di efficienza in 5.0 minuti di media nelle prime quattro partite a 12.0 punti e 10.7 di efficienza in 18.7 minuti negli ultimi tre match della manifestazione. Ai nostri microfoni ci ha raccontato degli obiettivi che si poneva da piccolo, delle aree in cui vuole migliorare, del percorso che vuole intraprendere questa stagione e molto altro.
Cosa hai lasciato a Trieste e quanto valore dai alle esperienze fatte tra i senior fin da giovane?
A Trieste ho lasciato momentaneamente una parte di me. È stato un onore fare lì le giovanili.
Prima di tutto quello che ho imparato da compagni, allenatori e dirigenti; poi ci tengo a dire che
rimarrà nel mio cuore anche per la bellezza della città e per la passione che si respira. Ho avuto
la possibilità di fare per un anno l’aggregato in Serie A e questo serve molto per capire come
affrontare un’esperienza con giocatori professionisti che hanno già un passato cestistico
importante, di conseguenza è necessario portare un certo tipo di rispetto, ma bisogna allo
stesso tempo essere in grado di mettersi in gioco.
Hai sempre avuto lo stesso obiettivo in mente? Quando hai capito che il basket sarebbe potuto diventare un lavoro oltre che una passione?
Sì, ho sempre avuto l’obiettivo di fare il giocatore. Fin da piccolo a scuola mi dicevano che ero
matto e che avrei dovuto avere un piano B; poi dai quindici anni non ho più voluto mettere le
divise dei giocatori perché, per esempio, Lebron è il mio idolo, ma adesso voglio diventare io un
giocatore.
La caratteristica più richiesta nei giocatori ora è l’affidabilità. Secondo te cosa ti manca per
In questo momento mi manca la capacità di creare dal palleggio e di alzare la testa per
esserlo?
guardare il gioco. Alle volte, non avendo ancora un controllo di palla di alto livello, mi preoccupo
più di dove è la palla che guardare cosa avviene attorno. Arriverà tutto con esperienza e
allenamenti su questo fondamentale.
Hai qualche aneddoto bizzarro su qualche senior delle squadre nelle quali hai giocato?
Più che bizzarro è divertente. Il senior in questione è Michele Antonuti, ex capitano dell’APU
Udine, che lo scorso anno aveva questo rito particolare di segnare dieci tiri liberi di fila e
qualunque volta ne avesse sbagliato uno avrebbe dovuto iniziare nuovamente da capo. Inoltre
per ogni canestro che faceva aveva un nome e questa cosa faceva molto ridere, così negli
ultimi due tiri Francesco “Ciccio” Pellegrino lo disturbava per farlo sbagliare, anche se poche
volte l’ho visto sbagliare.
Cosa ti aspetti da questa stagione a livello personale e di squadra?
Mi aspetto di fare una buona stagione. Sono venuto a Casale per crearmi la possibilità di
giocare e fare esperienza. Spero di accrescere il mio bagaglio tecnico – tattico, come dicevo
prima voglio avere la capacità di diventare un 2/3 invece che limitarmi al 3. Per quanto riguarda
la squadra, spero invece di dare il mio contributo in un campionato per nulla facile con 6
retrocessioni; prima dobbiamo salvarci, per poi pensare ai Playoff. Ti posso dire che darò il
massimo e poi tutto verrà da sé.