Intervista a Flavio Cannavina

Flavio Cannavina, ala classe 2004 ex PSA Sant’Animo e Napoli Basket, è stato uno dei migliori giocatori del settore giovanile campano alla NextGen Cup 2023 con 10.0 punti, 5.2 rimbalzi e 1.2 assist di media. Ai nostri microfoni ci ha raccontato delle difficoltà nel lasciare casa a 14 anni, delle società in cui ha giocato, del passaggio dal basket giovanile a quello senior e molto altro.

Ciao Flavio! Hai lasciato casa a soli 14 anni, come è stato lasciare la propria città, famiglia e amici per inseguire il proprio sogno? Cosa ti è mancato di più?

Lasciare casa a quattordici anni è stato sicuramente difficile. Dover cambiare la routine quotidiana e la propria zona di comfort è sempre complicato, ma a me piace guardare gli aspetti positivi delle esperienze e senza dubbio lasciare famiglia, amici e cambiare scuola a quell’età per inseguire il proprio sogno mi ha aiutato a crescere sia come persona che come cestista. I primi mesi sono stati sicuramente i più difficili, ma dopo un po’ ti abitui e il posto in cui ti trovi diviene una vera e propria seconda famiglia; per questo devo ringraziare la Stella Azzurra Roma, ovvero la prima società in cui sono stato lontano da casa, che mi ha seguito e aiutato nel percorso di crescita in tutto e per tutto.

Tra le diverse esperienze, anche con società di alto livello (Germani Brescia, Stella Azzurra, Napoli Basket, HSC Roma), qual è stata quella in cui ti sei trovato meglio? Il contesto in cui ti sei sentito più a tuo agio?

Tutte le società che hai nominato sono state importanti per il mio percorso e in tutte mi sono trovato bene, ma se proprio dovessi sceglierne una, quella sarebbe sicuramente Brescia. E’ stato il posto in cui mi sono sentito meglio, si respirava un’atmosfera incredibile sia dal punto di vista cestistico che personale con lo staff e i compagni. È stato l’anno in cui mi sono sentito più migliorato sia fisicamente che tecnicamente, grazie alla fiducia della società e del coach, che di certo nelle altre non è mancata, ma dovendo fare una preferenza ti dico Brescia.

La tua è ancora una breve carriera, ma se potessi tornare indietro nel tempo, c’è qualcosa che non faresti o che vorresti cambiare?

Sinceramente non credo che cambierei qualcosa del mio passato perché nella vita non bisogna mai avere rimpianti. Forse l’unica cosa che vorrei non fosse mai accaduta è proprio durante il secondo dei due anni di cui ti parlavo in precedenza a Brescia; durante il quale ho dovuto lasciare la società per motivi legati all’inizio della pandemia, trasferendomi al Napoli Basket anche per stare più vicino alla mia famiglia dopo cinque anni passati in giro per l’Italia.

Tornando al presente, vieni da un buon primo anno in Serie B a Sant Antimo. Qual è stata la cosa che più ti ha colpito nel passaggio da basket giovanile a quello senior? E in quali parti del gioco devi migliorare per fare lo step successivo?

Sant’Antimo è stata una bella esperienza perché è una società seria che investe tanto sui giovani e mi ha permesso di fare uno step in più soprattutto dal punto di vista caratteriale.Tra le differenze che ho riscontrato nel passaggio dalle giovanili ai senior, una riguarda sicuramente i ritmi del gioco; nella pallacanestro giovanile i ritmi sono molto più elevati con tanti contropiedi, mentre in quella senior il ritmo è meno frenetico, ma bisogna lavorare molto di più con la mente e con la capacità di leggere le situazioni, dato che ti stai confrontando con giocatori esperti. Un’altra differenza riguarda ovviamente le responsabilità in campo. Con la giovanile ti senti molto più sicuro di prendere tanti tiri, mentre in Serie B hai meno possibilità di prenderti tante responsabilità, ma quello che ho capito col tempo è che se tu sei lì c’è un motivo; i tuoi compagni anche se più esperti hanno fiducia in te, quindi è molto importante avere coraggio, non aver paura di sbagliare e soprattutto dimostrare di poter stare in campo nell’altra metà, non mollando di un centimetro in difesa.

Qual è stata l’esperienza in Nazionale che ricordi con più piacere? Raccontaci un aneddoto.

Le esperienze in Nazionale, sia all’Europeo U18 che ai vari tornei precedenti, sono state un’emozione unica; è stato qualcosa di indescrivibile confrontarsi con giocatori di un livello altissimo in tutto il Mondo rappresentando la propria nazione. La partita che ricordo con più piacere è senza dubbio quella degli ottavi all’Europeo contro la Grecia, in cui Coach Capobianco mi ha dato tantissima fiducia, soprattutto negli ultimi due quarti in cui non sono praticamente mai uscito e siamo riusciti ad accedere ai quarti. Un aneddoto divertente risale al giorno del media day pre Europeo in cui dimenticai la schiuma da barba e decisi di radermi solo il baffetto per una scommessa, facendo delle foto con una barba da dimenticare. Sono stato benissimo e nonostante la fatica degli allenamenti estivi di preparazione, che erano veramente tosti, è una esperienza che non dimenticherò mai.
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