Momo Faye, centro classe 2005 della Pallacanestro Reggiana, ha messo a referto 8.3 punti (66% da 2, 0% da 3, 37% ai TL), 4.9 rimbalzi, 0.4 assist, 1.2 stoppate, 0.4 recuperi, 9.6 di valutazione e 1.2 di plus/minus in 18.2 minuti nella sua prima stagione da professionista. All’Adidas Eurocamp di Treviso abbiamo avuto la possibilità di sederci e parlare dell’evento, della sua stagione, della fiducia da parte di Coach Priftis e il GM Coldebella e molto altro.
È la tua seconda esperienza all’Adidas Eurocamp, come giudichi questa edizione rispetto a quella dello scorso anno?
Rispetto all’anno scorso, quest’anno è più facile per me perché sono in una squadra più forte, in cui gioco pure più minuti e ho più responsabilità.
Quest’ultima stagione è stata una breakout season per te…
È stata una grande stagione sia individualmente, sia come squadra, perché essendo un giocatore giovane e al primo anno, giocare in Serie A con persone che hanno calcato parquet di NBA ed Eurolega non è facile; poi mi sono adattato facilmente perché ho attorno dei giocatori che sono prima di tutto delle grandi persone, simpatiche; mi hanno aiutato molto, hanno creduto in me.
Coach Priftis e il GM Coldebella hanno mostrato molta fiducia nei tuoi confronti…
È stata una scommessa difficile da fare per loro dieci/quindici mesi fa, perché prendere un giocatore direttamente dall’U19, che non è italiano, e farlo giocare più di 18 minuti a partita non è facile, soprattutto in una squadra come Reggio Emilia; quindi direi che Coach Priftis, il GM Coldebella e tutto lo staff sono stati molto bravi a fare questa scommessa su di me, in aggiunta mi ha dato molta fiducia e più determinazione a migliorare ancora di più.
Quali sono i tuoi obiettivi personali e di squadra per la prossima stagione?
Il mio obiettivo è di crescere ancora e confermare l’anno prossimo quello che ho fatto quest’anno, nient’altro; inoltre spero sia una buona stagione e di avere una squadra ancora pronta a dare sempre tutto sul campo.
Menozzi, Consolini e Mangone che impatto hanno avuto su di te?
Tutti e tre lavorano nello stesso modo: prima sull’aspetto umano e sull’essere più maturi, poi sul campo, sul saper fare le cose giuste al momento giusto; al momento mi sto allenando molto con Mangone, ma sono tutti e tre brave persone, quindi lavorare con loro fa molto piacere.
Tarik Black ti ha paragonato a Clint Capela, cosa pensi di dover migliorare per il Draft NBA del 2025?
Ho tanti aspetti sul quale devo ancora lavorare per diventare un giocatore: la mia personalità in campo, la fisicità, la tecnica, la lettura del gioco, la difesa, il prendere decisioni più velocemente.