Intervista a Lorenzo Donadio

Lorenzo Donadio, esterno classe 2001 ex Stella Azzurra Roma, ha vissuto gli ultimi sei anni della propria vita negli States tra Maryland, Florida e Washington DC. In quest’ultima stagione il senior di American University ha fatto registrare 9.3 punti, 4.2 rimbalzi, 2.3 assist e 0.8 recuperi in 29 minuti di media. Ai nostri microfoni ha raccontato le motivazioni che lo hanno spinto a decidere di tornare in Italia per la prossima stagione, i più grandi takeaways sia a livello umano che cestistico di questi ultimi anni e molto altro.

Ciao Lorenzo! Qualche mese fa abbiamo avuto il piacere di parlarti e ci hai detto che non sapevi ancora se questa sarebbe stata la tua ultima annata al college e che avresti preso una decisione a fine anno. La stagione è terminata e hai scelto di tornare in Italia, perché?

Ho sentito e valutato che è arrivato il momento di tornare in Italia dopo 6 anni trascorsi qui in America. Penso di aver finito il percorso che avevo immaginato e sento che è il momento giusto di iniziare la mia carriera in Italia. Ho preso in considerazione che rimanere un anno in più non avrebbe inciso in maniera rilevante su quanto mi ero prefissato.

Sempre in quell’occasione ci hai espresso la vostra (American University MBB) volontà di vincere la conference e strappare il ticket per la March Madness, cosa è andato storto contro Bucknell ai quarti di finale dei playoff?

Hanno giocato meglio di noi e sono arrivati a quella partita più freschi. Purtroppo noi abbiamo avuto molti infortuni che hanno condizionato la tenuta fisica nel finale di stagione e di conseguenza anche in quella partita. Ironicamente li avevamo battuti tutte e due le volte durante la regular season e non è facile battere una squadra 3 volte di fila. Ma merito a loro che hanno vinto la partita più importante delle tre.

In quest’ultima stagione hai più che raddoppiato tutte le voci dello stat sheets, cosa è cambiato?

Abbiamo cambiato coaching staff, mi hanno dato un ruolo da protagonista giocando sempre titolare da 2 ma alternandomi anche da 1 per tutta la stagione e questo mi ha aiutato in termini di fiducia, di responsabilità e lavorando bene tutto l’anno ho potuto riscontrare un miglioramento personale su tutti i fronti.

Con il transfer portal e l’NIL è sempre più difficile trovare giocatori che stiano per tutto il ciclo universitario nello stesso programma, tu ci sei “riuscito”.

Ad American mi sono subito trovato bene, mi piace la vita qui, la possibilità di avere la palestra e le strutture sempre a disposizione e oltre al basket il progetto era di laurearmi qui essendo un college di alto livello accademico. Non ho mai sentito l’esigenza di dover cambiare college, e superato il periodo del Covid, ho avuto sempre più spazio e sapendo che avrei avuto un ruolo da protagonista non avrebbe avuto senso andare in un’altra università.

Sei anni negli States non sono pochi, quali sono i tuoi più grandi takeaways sia a livello umano che cestistico?

A livello umano mi porto a casa tutto. Non è stata una scelta facile decidere di tornare in Italia perché in questi anni questa é stata la mia casa, ho creato legami con le persone che ho conosciuto che resteranno per sempre. A livello cestistico mi porto la consapevolezza di avere fatto una bella ultima stagione e di aver dato tutto godendomi ogni partita, ogni palazzetto in cui ho giocato, ogni posto che ho visitato.

In estate sonderai il mercato, perché un direttore sportivo dovrebbe puntare su di te?

Sono un giocatore di squadra che sa fare un po’ tutto sul campo. Posso giocare sia con o senza palla.

Quali sono i fondamentali sui quali lavorerai maggiormente in questa off-season?

L’estate è il momento migliore per migliorare individualmente. Cercherò di lavorare sul fisico, sul palleggio e sul tiro.

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