Matteo Picarelli, esterno classe 2001 italo/svizzero ex Aquila Basket Trento e UMBC Retrievers, in quest’ultima stagione a Temple University – 7.7 punti, 1.3 rimbalzi, 0.5 assist, 0.4 recuperi, 24.6 minuti – ci ha raccontato le motivazioni accademiche che l’hanno spinto a scegliere Temple, come valuta la sua esperienza in America e molto altro.
Come ti stai trovando in quest’ultima stagione al college?
Mi sto trovando bene. I nuovi compagni mi hanno accolto molto bene ed è un ottimo ambiente in generale qui a Temple.
E’ stato difficile ambientarsi in una nuova squadra? Quali sono i traguardi da raggiungere quest’anno?
Sono stato fortunato ad aver trovato staff e compagni che mi hanno aiutato molto in questa transizione, quindi mi sono ambientato abbastanza velocemente. Quest’anno, considerando che abbiamo una squadra tutta nuova, l’obiettivo è continuare a migliorare giorno dopo giorno e vincere il maggior numero di partite possibile.
Come è avvenuto il recruiting nel transfer portal? È stato difficile scegliere squadra o Temple ti ha colpito da subito?
Quando ho messo il nome nel transfer portal ho parlate con varie squadre. Temple mi ha fatto fin da subito un’ottima impressione. Coach Adam Fisher è stato molto diretto nel farmi capire che tipo di giocatore avesse bisogno e come potessi contribuire alla sua squadra; poi, una volta che sono andato a fare la visita a Temple ed ho avuto l’occasione di conoscere di persona lui e il suo staff è stata una scelta abbastanza facile.
Il livello della conference è sicuramente più alto, è questo uno dei motivi che ti ha spinto a cambiare?
A dire la verità, avendo a disposizione ancora due anni di eleggibilità, il mio obiettivo primario era quello di trovare un college che offrisse un programma di Master in Business Administration, dato che UMBC non lo aveva; poi si è presentata questa opportunità a Temple ed ho pensato di provare a misurarmi ad un livello più alto.
Arrivato all’ultimo anno, come valuti la tua esperienza? È stato complicato “adeguarsi” ai ritmi USA?
Anche se non è stato assolutamente facile, è stata un’esperienza sicuramente positiva. Ci sono stati periodi molto difficili dove le cose non andavano come volevo che andassero, o come mi sarei aspettato; ma tutte le esperienze che ho fatto negli ultimi 4 anni mi sono servite a diventare il giocatore e la persona che sono oggi. Questo vale sia per le esperienze positive che quelle un po’ più difficili. Ai ritmi penso di essermi adeguato abbastanza velocemente; anche lì mi ha aiutato trovare uno staff molto preparato che mi ha aiutato ad adeguarmi durante il mio anno da freshman.
Quali sono i consigli che daresti a te stesso di qualche anno fa / ad un altro ragazzo più giovane che vorrebbe intraprendere il percorso in NCAA?
Sicuramente di lavorare ogni giorno senza tenere conto a quanti minuti si gioca. Di non buttarsi giù se le cose non vanno nel verso giusto fin da subito perché se uno lavora duro e rimane sul pezzo alla fine i frutti del lavoro si vedranno.