Intervista a Michelangelo Oberti

Michelangelo Oberti, centro di 208cm per 105kg ex BluOrobica Bergamo ed attualmente nel proprio senior year a Morris Catholic High School, New Jersey, giocherà dal prossimo anno ad University of Pennsylvania, in NCAA Division 1 – Ivy League. Ai nostri microfoni ha raccontato le motivazioni che l’hanno spinto a scegliere UPenn per il prossimo quadriennio, a chi consiglierebbe l’esperienza negli States e molto altro.

Ciao Michelangelo! Come stai e quali sono gli obiettivi che ti sei posto ad inizio stagione?

Io sto molto bene, essere qua in America è un’esperienza davvero bella e veniamo trattati molto bene sia a scuola, sia sul campo, che a casa nelle host family. A livello personale voglio: vincere l’MVP di un torneo nel periodo natalizio (che ho vinto), vincere l’MVP della contea (ci sono 21 contee in New Jersey) dato che l’anno scorso sono arrivato nella top 3 dei candidati, e avere medie di 20 punti, 15 rimbalzi e 5 stoppate (per ora ne sto facendo 20 punti, 13 rimbalzi e 6 stoppate). A livello di squadra volevo: vincere il torneo invernale (che abbiamo vinto), vincere il nostro girone (che vinceremo di sicuro), e vincere il titolo della contea (per la quale siamo di gran lunga i favoriti).

Com’è maturata la scelta di trasferirti negli USA per l’high school?

La scelta di trasferirmi negli Stati Uniti è stata molto chiaramente un grandissimo successo. Sono riuscito a migliorare tantissimo facendo una bellissima esperienza nel mentre, quindi sono molto contento di esser venuto qui perché penso che senza non sarei arrivato dove sono riuscito ad arrivare.

C’erano altri college interessati? Se sì, perché hai scelto UPenn?

Sì, c’erano altri college che erano interessati a me, però l’Università della Pennsylvania era davvero il massimo a cui io potevo puntare, cioè una università di altissimo livello scolastico e di altrettanto livello cestistico; proprio il tipo di scuola nella quale sarei voluto andare quando arrivai qui in America per la prima volta. Altri college mi dissero che mi volevano offrire borse di studio, però li ho semplicemente rifiutati perché una volta che UPenn mi offrì sapevo già che quello sarebbe stato il posto in cui volevo andare.

In cosa ti senti più migliorato rispetto a quando sei arrivato?

Mi sento molto migliorato praticamente in tutti gli aspetti sul campo. La mia visione è migliorata, il tiro, il palleggio, la skills per finire a canestro, l’atletismo, la forza, la velocità, l’agilità, la stamina… praticamente tutte le mie caratteristiche si sono sviluppate in un ottimo modo, anche se ovviamente c’è ancora tantissimo spazio per migliorare.

Quali sono le differenze maggiori che hai notato tra Italia e USA e come hai dovuto adattarti? 

Ci sono tante differenze tra America e Italia. Una delle principali è su come in Italia ci sia molta più disciplina e un gioco più organizzato con maggiori schemi, dove la gente sa come, dove e quando muoversi. Qui in America invece il gioco a volte è più individuale; devi sapere come crearti il tuo spazio e come creare opportunità senza essere in uno schema; c’è molta più improvvisazione e molto più uno contro uno. Un’altra differenza è che il gioco qua (States) è molto più veloce, si va su e giù molto più rapidamente; a volte succede davvero che si continua ad andare in contropiede per cinque possessi di fila senza mai fermarsi. Per abituarmi ho dovuto migliorare sicuramente la mia stamina, per essere più utile sul campo, e la mia abilità in isolamento per segnare o trovare un compagno libero.

A chi consiglieresti questa esperienza?

Consiglio questa esperienza a tutti, persino a quelli che non giocano a pallacanestro. È davvero uno stile di vita diverso, sia a casa, sia a scuola, che sul campo, che consiglierei a tutti di provare; inoltre, come vantaggio, c’è pure quello di imparare una seconda lingua, riuscendo ad arrivare sino al livello dei madrelingua.

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